CHIESA DI SAN ZENONE
corso Repubblica, 73
Rolo
La chiesa era in origine una Pieve dedicata a San Zenone.
Come arrivare:
Distanza da Reggio Emilia: Km. 28
Distanza da uscita casello autostrada Reggiolo-Rolo (Autobrennero A22): Km. 4
da Reggio Emilia: SP. 5 direzio |
Nel 1124, da Roma, Papa Callisto conferma i beni del Monastero di San Benedetto Po e fra gli altri anche "..in castro Ariole eccl S. Petri". Nel 1132 il Vescovo di Ravenna concede al Monastero di San Benedetto di Polirone vari beni tra i quali compare ancora la chiesa di "S Petri De Ariole". Nel 1144 la Pieve di Rolo è elencata fra quelle della diocesi di Reggio Emilia.
La prima notizia dell'esistenza della chiesa parrocchiale di San Zenone è dell'anno 1144 ma dell'impianto originario non rimane nulla.
La dedica a San Zenone appare giustificata dal fatto che Rolo era collocata in una zona paludosa e soggetta a inondazioni e Zenone era considerato il Santo protettere da questo tipo di flagello. Nel 1400 la chiesa è ricostruita e successivamente subisce ulteriori rimaneggiamenti. La torre campanaria e Ia sagrestia risalgono al 1700. Alla fine del 1600 e nel 1700 la chiesa riceve profonde ristrutturazioni che la portano all'attuale aspetto.
Una descrizione della chiesa, che può essere fatta risalire alla fine del 1600, riporta: "...la chiesa è posta in capo alla piazza, col cimitero attorno cinto da muraglia nuova; ha tre porte e sopra Ia maggiore una nicchia con l'immagine del Santo Protettore…"
Alla fine del secolo sono state apportate alcune radicali trasformazioni strutturali come descritto in alcune lettere del 1701.
Nel 1912 la chiesa conosce l'ultima radicale trasformazione in cui la parte absidale è ampliata dilatata e modificata da semicircolare a poligonale.
Ai lati dell'altare maggiore o di San Zenone sono ubicate le due cappelle di Sant'Antonio e della Beata Vergine del Rosario vengono restaurate e all'interno della chiesa rimangono i dipinti di Sant'Antonio e di San Zenone.
La tela della "Madonna della Pace", dono dei feudatari Sessi alla chiesa del Manfredino, è stata recuperata al tempo dell'abbattimento dell'oratorio; essa raffigura la Madonna col Bambino ed è un'opera pregevole attribuibile al manierismo toscano tardo cinquecentesco e più precisamente alla cerchia di Michele del Ghirlandaio.
La tela della Madonna col Bambino di gloria è il frammento di una composizione più ampia di cui si scorge in basso parte del paesaggio. È una esecuzione dovuta al pittore di scuola ferrarese tardo cinquecentesca.
La pala d'altare della cappella maggiore è la tela di San Zenone Vescovo che si trova inserita in una cornice di stucco settecentesca.
Il quadro, di buona qualità, è da ritenere del pittore modenese del secolo XVIII.
La tela della Pietà è una copia tardo seicentesca da un originale di Annibale Carracci.
La tela della Madonna col Bambino in gloria, San Giuseppe, Sant'Orsola e le compagne presenta caratteri stilistici bolognesi seicenteschi.
La tela di Sant'Eulalia è opera caratteristica della maniera tardo cinquecentesca locale; la figura si staglia contro un ampio paesaggio ed è evidenziato in basso lo stemma della famiglia Sessi, feudataria di Rolo.
La tela di Santa Caterina d'Alessandria presenta nella figura della Santa un'accentuata distorsione e un allungamento delle forme, caratteristiche della scuola parmigiana della fine del secolo XVI.
La tela della Pietà è un quadretto del secolo XVIII destinato a devozione privata.
La tela della Madonna che appare a Sant'Andrea Avvellino si uniforma per dimensioni e caratteri stilistici al quadretto della Pietà.
Ultimo aggiornamento: 24/12/2010