CHIESA DI SAN GIORGIO
dei Martiri, 5
Rio Saliceto
La chiesa è di origine antica ed è stata rifatta nel 1879 in stile neoclassico. La facciata ha tre porte, le finestre sono rotonde. Il Campanile è alto 36 metri.
Come arrivare:
Distanza da Reggio Emilia: Km. 23
Vie d'accesso da Reggio Emilia: SS. 468 direzione Correggio, poi SP. 5 direzione Campagnola Emilia-Novellara
Sevizi di trasporto pubblico extraurbano
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Una modesta "cappella Sancti Georgii cum centum juges" - l'attuale denominazione dell'agro è Centododici, al confine con Mandrio di Correggio - è nominata per la prima volta nell'elenco dei beni di provenienza della chiesa di Reggio - redatto nel 1070 - già posseduti dal marchese Bonifazio, padre della contessa Matilde di Canossa. La nomina di un prete nel 1238 presuppone fin da allora l'esistenza a Rio di una cappella o di una chiesa.
La primitiva chiesa, ormai fatiscente e non più in grado di soddisfare le esigenze di una popolazione in continuo aumento, viene completamente ricostruita su progetto dell'ing. Raffaele Villa di Correggio, e riconsacrata il 23 aprile 1879.
L'attuale chiesa di San Giorgio Martire presenta una pianta a croce latina dotata di abside semicircolare. All'interno - suddiviso da pilastri quadrati in tre navate - una pregevole ancona in scagliola sovrasta l'altare maggiore ed incornicia una tela raffigurante la Madonna col Bambino e San Giovannino, forse copia di un dipinto attribuito ad Antonio Allegri detto il Correggio (1498-1534). Degni di nota inoltre la Madonna di Loreto sostenuta e incoronata da angeli e San Rocco in carcere, copia tardo seicentesca di un'opera di Guido Reni conservata presso la Galleria Estense di Modena.
Il sisma dell'ottobre 1995 ha reso necessari il consolidamento della copertura ed il restauro dell'apparato decorativo, inaugurati nel 2000.
Agli inizi del XVII secolo, durante uno scavo nelle vicinanze della chiesa, si rinviene un imponente sarcofago di probabile origine romana. Si costituisce di un feretro, di quattro leoni e di due urne collocate alle estremità della cassa. Tre dei quattro leoni marmorei furono distrutti per ricavarne calce, il quarto, che riporta l'epigrafe "C. Fuficius Hilario", fu destinato al Palazzo dei Principi di Correggio nel quale è tuttora conservato.
Ultimo aggiornamento: 06/12/2010